L’origine della parola confinis in realtà sta a indicare “luogo in comune”, che sia condiviso, un luogo che unisca una certa categoria dipersone. Visto dall’interno quindi, il confine è un termine aggregativo e positivo, ma dall’esterno risulta essere ciò che separa un luogo da altri col medesimo ruolo. E’ su questo duplice significato che Federica incentra le sue opere e la sua riflessione, ponendo al fruitore la consapevolezza dell’esistenza di tali confini, per infine indirizzarlo verso il loro superamento.
La mostra “Tra i Confini” intende analizzare i diversi punti di vista di questo concetto, includendo: confini fisici, corporei, geografici, politici. Saranno accostate al corpus di opere che identificano la tematica, altre opere site specific con speciale riferimento al luogo in cui la mostra verrà ospitata, il ghetto ebraico di Venezia.
E’ così che il ghetto diviene forma geometrica, che luoghi sovrapposti diventano altri luoghi e che i confini della tradizione lasciano spazio alla contemporaneità.
Il corpo è esso stesso definito da confini, che l’artista identifica nell’opera Tesi - tra le Attese, nella quale l’attesa prende forma attraverso un oggetto scultoreo tridimensionale: un’asta alle cui estremità sono poste due sfere, nella quale si proietta e materializza simbolicamente lo spazio/tempo. Quest’asta non è solo un elemento scultoreo, ma un determinante strumento di indagine,misurazione e comparazione.
Viene a crearsi quindi un dialogo tra spazio e tempo tramite un suono infinito, apparentemente monotono e vibrante dell’attesa, sulle cui note balleranno le ragazze della scuola di danza Pas de Chat. I movimenti dei performer indagano quelli che sono i confini corporei tramite l’asta, che sarà dunque utilizzata come elemento di misurazione dello spazio. Infatti, la danza stessa, altro non è che tensione, educazione e conoscenza della dimensione spazio-temporale in cui esistiamo e ci troviamo, cercando di evadere, attraverso il movimento, dai nostri confini corporei.