La scoperta dell’opera sul mercato antiquario da parte di un collezionista e la sua attribuzione a Francesco Hayez hanno offerto alla GAM l’occasione per presentare al pubblico il dipinto, ricostruendone la storia e mettendolo a confronto con le altre tre versioni dello stesso soggetto, realizzate dal pittore tra il 1832 e il 1845 e concesse in prestito da Brera, da Gallerie d’Italia e da un collezionista privato.
Le quattro opere sono poste in dialogo con altre preziose tele di Hayez (dai grandi ritratti, tra cui quello di Alessandro Manzoni e di Matilde Juva Branca, alla “Maddalena penitente”) e con dipinti di storia del primo Romanticismo esposti nelle sale della GAM che, insieme a Brera, conserva il nucleo più significativo di opere di Hayez.
Il soggetto – Valenza Gradenigo, colpevole di aver tentato di salvare l’amato Antonio Foscarini, condannato per tradimento nel 1662, viene condotta davanti ai giudici dell’Inquisizione, tra cui il padre – è emblematico dello spostamento della pittura di Hayez su un binario romanzesco e sentimentale, che in questi anni contribuisce alla costruzione del mito di una Venezia torbida e misteriosa, salutato da grande successo. Come in una sequenza cinematografica, Hayez gli dedicò infatti ben quattro dipinti, qui riuniti per la prima volta e messi a confronto con le derivazioni che ne attestano il successo di pubblico, con le fonti letterarie che fornirono l’ispirazione, come la tragedia “Antonio Foscarini” o il romanzo francese “Foscarini ou le patricien de Venise”, e con gli inediti studi e disegni preparatori conservati nel fondo Hayez dell’Accademia di Brera.
La mostra è realizzata grazie al contributo di UBS nell’ambito della partnership avviata nel 2013 fra l’istituto bancario e la GAM di Milano. Tramite tale accordo la Galleria d’Arte Moderna ha potuto realizzare attività di valorizzazione, manutenzione e divulgazione di alcuni nuclei fondamentali delle proprie collezioni all’interno del percorso museale.
La pubblicazione del catalogo della mostra è stata resa possibile grazie alla collaborazione con METS – Percorsi d’arte.